Piante che purificano l’ambiente domestico: Dracaena deremensis
Come volevasi dimostrare il secondo blocco del traffico a Milano non ha sortito effetto alcuno, anzi: le centraline hanno registrato valori di pm10 tre volte superiori al consentito, sforamento che dall’inzio dell’anno si è verificato già in 34 giorni; calcolando che dal primo gennaio 2011 sono passati 39 giorni (solo 5 giorni con valori “normali”) ci si rende conto come quello dell’inquinamento nel capoluogo lombardo (e in pratica in tutta la regione) sia un problema estremamente grave. In una situazione del genere parlare di una pianta come la Dracena deremensis che ha la qualità di purificare l’aria delle nostre case può sembrare utile come svuotare il mare con un bicchiere. Sbagliato, perché può invece rappresentare un aiuto per la nostra salute da non sottovalutare, almeno per non sommare danno al danno e creare un ambiente più sano dove soggiornare. Non lo dice l’ultimo blog che passa sulla Rete ma bensì un’agenzia governativa tra le più famose al mondo, la N.A.S.A.

A metà degli anni ’80 l’Agenzia spaziale americana ha condotto uno studio che ha dato alla luce un rapporto, intitolato Interior Landscape Plants for Indoor Air Pollution Abatement, dove è stata dimostrata l’efficacia di alcune piante nell’assorbire, da un ambiente chiuso, le sostanze chimiche organiche volatili denominate VOC (Volatile Organic Compounds). La spinta a compiere questo studio fu data dal fatto che, in una missione del 1973,  la N.A.S.A. individuò all’interno della navicella spaziale Skylab III ben 107 di queste sostanze e, nel tentativo di rendere più salubre un ambiente chiuso e sigillato come quello di una navicella, diede il via allo studio. La ricerca ha evidenziato come le foglie delle piante siano in grado di assorbire queste sostanze chimiche organiche volatili mediante un processo chiamato “scomposizione metabolica“. Questa capacità è stata poi dimostrata a metà anni ’90 da un gruppo di scienziati tedeschi che hanno tracciato, tramite il carbonio 14, la formaldeide  assorbita in ambiente chiuso da una pianta di Chlorophytumn comosum (la pianta ragno) ritrovandola poi metabolizzata nei tessuti della pianta stessa.

Anche se la situazione nelle nostre case e nei nostri uffici è meno estrema di quella sperimentata dall’Agenzia americana (provate a cambiare l’aria in una navicella nello spazio…) anche negli ambienti terrestri sono presenti molti  degli oltre 900 VOC individuati successivamente e che sono sprigionati da colle sintetiche, vernici, tinture, detergenti per la pulizia, inchiostri di stampanti e fotocopiatrici, pitture murali ecc., tutte sostenze con le quali ognuno di noi viene a contatto quotidianamente. L’insieme di queste sostanze può dar vita a un vero e proprio inquinamento indoor che genera la cosiddetta “sindrome dell’edificio malato” o  SBS (Sick Building Syndrome) che causa sintomi a carico del sistema nervoso (affaticamento, emicrania, scarsa concentrazione ecc.), del sistema respiratorio (irritazione delle mucose, sintomi simili all’asma), del sistema gastrointestinale (diarrea) e dell’epidermide (prurito, irritazioni, arrossamenti ecc.).

Tra le piante prese in esame dallo studio americano c’è anche la Dracena deremensis: nell’esperimento condotto la pianta (la varietà detta “Warneckei”), con 7.242 cm² disuperficie fogliare “al lavoro”,  è stata capace di assorbire 13.760 microcrammi di Tricloroetilene (trielina), 39.107 mg di  benzene e 8.880 mg di formaldeide.

Originaria dell’Africa tropicale, la Dracaena deremensis è anche facile da coltivare in un interno. In natura può superare i quattro metri d’altezza ma non è raro vederla raggiungere il metro quando coltivata in vaso. Le lunghe foglie, color verde scuro con due strisce argentate, possono raggiungere i 40 cm di lunghezza e sono disposte a spirale sul fusto.
Deve essere coltivata in una zona luminosa ma non deve essere esposta alla luce diretta del sole. La sua temperatura ideale oscilla tra i 18 e i 24°C che coincide tra l’altro con quella presente nella maggior parte delle abitazioni, cosa che non si può dire per l’umidità ambientale necessaria alla sua buona salute: sarà dunque necessario lavare e nebulizzare spesso le foglie usando acqua priva di calcare se l’aria presente nell’ambiente dovesse risultare troppo secca. A proposito di acqua la D. deremensis necessita di abbondanti annaffiature durante la bella stagione che andranno ridotte durante l’inverno; si concima con un fertilizzante liquido universale una volta ogni 15 giorni da giugno a settembre, una volta al mese il resto dell’anno; si rinvasa di solito ogni due anni e il substrato migliore è composto da terriccio universale unito a un po’ di sabbia.
È consigliato di tanto in tanto pulire le foglie con un panno umido e tagliare quelle secche o sciupate. Può essere soggetta a marciume radicale (troppa umidità) o all’attacco di parassiti come acari e cocciniglie. Si propaga per talea apicale.