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La soia (Glycine max)  appartiene alla famiglia delle Leguminosae ed è – proprio come lo sono fagioli, ceci e lenticchie – un legume ma, a differenza di questi ultimi originari deall’area mediterranea, la soia arriva dall’Asia orientale e solo nel XVIII secolo è giunta in Europa. La pianta è rivestita da una fitta peluria, ha fusti eretti, foglie dalla forma allungata e i suoi frutti sono baccelli riuniti in gruppi contenti semi dalla forma sferica. Coltivata da più di 5.000 anni in Asia (soprattutto in Cina) la soia ha impiegato millenni per arrivare in Occidente, mentre in Italia possiamo dire che è conosciuta a livello di massa da circa una trentina d’anni.
È il legume meglio digeribile rispetto agli altri e guardando ai suoi costituenti ci permette di capire quanto sia un alimento completo. Contiene il 42% di proteine (il doppio della carne), oltre ai fosfolipidi (lecitina), glucidi, vitamine, minerali, fibre, saponine e isoflavoni (quelli più comuni nella loro forma agliconica, cioè quella attiva, sono: genisteina, daidzeina, glyciteina, biocanina e formononetina). Le proteine sono altamente digeribili e, cosa non da poco, sono ricche di aminoacidi essenziali (istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, cisteina, fenilalanina, tirosina, treonina, triptofano e valina).
Gli isoflavoni, che sono veri e propri ormoni vegetali (fitoestrogeni), migliorano i sintomi classici della menopausa (riducono le vampate di calore), sono utili  per la profilassi dei tumori al seno, contribuiscono alla riduzione della secchezza vaginale tipica della menopausa e dell’ipercolesterolemia, inoltre aumentano il contenuto in minerali (soprattutto calcio) dell’osso e ne mantengono la struttura. Sono stati anche mostrati studi che la genisteina, uno fra i più importanti isoflavoni, ha effetti antiproliferativi su colture cellulari di molti tipi di carcinomi, sarcomi e melanomi. Un recente studio effettuato da il National Cancer Center di Tokyo e pubblicato dalla rivista American Journal of Clinical Nutrition ha affermato che gli isoflavoni possono prevenire dal cancro al polmone ma, dato piuttosto singolare, solo le persone di genere maschile; monitorando per circa 11 anni 36000 uomini e 40000 donne sono arrivati alla conclusione che chi consumava più soia, si ammalava molto meno di tumore al polmone, risultato però come già detto a beneficio in pratica dei soli uomini.

Molti studi hanno rivelato che la soia riduce di circa il 50% lo sviluppo del tumore mammario indotto clinicamente nei topi. Negli ultimi anni si è scoperto inoltre che può ridurre i rischi di numerosi tipi di cancro, in particolare di quello alla prostata. Sono sempre gli isoflavoni i “responsabili” della riduzione del rischio di cancro alla prostata.

La soia abbassa anche il rischio di malattia cardiaca. La FDA (Food & Drug Administration) raccomanda in modo ufficiale un maggior consumo di soia per ridurre i livelli di colesterolo e il rischio di problemi cardiovascolari. Chi è malato di diabete dovrebbe consumare questo alimento: un interessante studio dimostra che le sue proteine riducono gli effetti negativi dell’iperglicemia sul colesterolo LDL, dato che la glicemia alta trasforma il colesterolo “cattivo” LDL in placche responsabili della chiusura delle arterie.
L’azione degli isoflavoni, dichiaratamente estrogena, rallenta la perdita ossea nelle donne in menopausa, e potrebbe esercitare un’azione benefica per la salute delle ossa.
Altra componente importante della soia e la lecitina, un fosfolipide che ha la caratteristica di emulsionare i grassi. Raggiunge le membrane plasmatiche delle cellule e favorendo la trasmissione degli impulsi può migliorare le capacità cerebrali e l’attività dei neurotrasmettitori. Inoltre emulsionando i grassi intestinali, ne migliora l’assorbimento e riduce il colesterolo cattivo.
Interferenze sono possibili con l’ ipotalamo-ipofisi-gonadi e quindi anche sul ciclo mestruale. I fitoestrogeni possono alterare la funzione di sviluppo delle ghiandole endocrine del feto, mentre i giovani di sesso maschile possono subire effetti collaterali da fitoestrogeni.
L’assunzione di fitoestrogeni è controindicata in donne che hanno o hanno avuto tumore del seno estrogeno-dipendente. È possibile che si verifichino interazioni con terapie ormonali (tamoxifene). Può ridurre l’assorbimento di tiroxina.
Foto di Clearly Ambiguous