Visto che sono sicuro di convincere almeno uno degli amici “ortolani” a sperimentare la tecnica della consociazione di ortaggi diversi, dopo l’articolo introduttivo torno volentieri sull’argomento per elencare alcuni semplici consigli, raccolti letteralmente “sul campo” o letti in giro, che possono aiutare a un approccio migliore nei confronti di questa pratica potenzialmente molto interessante.
La consociazione infatti può portare molti vantaggi a chi fa crescere simultaneamente le giuste piante nello stesso appezzamento (una resa migliore, una difesa dai parassiti sempre attiva, un miglioramento della struttura del terreno e della quantità di elementi nutritivi ecc) ma se gli ortaggi consociati sono sbagliati e non “collaborano” tra di loro le due colture finiranno per danneggiarsi a vicenda portando inesorabilmente a un risultato finale deprimente. Vediamo come scongiurare quest’ultima ipotesi tramite alcuni semplici consigli da non leggere come vere e proprie regole ma come tracce sulle quali costruire poi la propria esperienza.
1) Mai in famiglia
È buona norma, anche se con le dovute eccezioni, evitare di consociare piante che appartengono alla stessa famiglia botanica, come per esempio patate e pomodori. Questo perché tendenzialmente due specie imparentate tendono a consumare le stesse sostanze nutritive impoverendo così velocemente il terreno e finendo per ostacolarsi a vicenda.
2) Profondità differenziate
Quando è possibile è sempre bene poter associare due ortaggi che hanno lo sviluppo radicale diverso. Coltivare piante con le radici superficiali insieme ad altre con radici profonde permette loro di “pescare” le sostanze nutritive a profondità diverse sfruttando al meglio la fertilità del terreno.
3) Disparità di crescita
Considerazione ovvia: se coltivi simultaneamente una specie a crescita rapida insieme a una a crescita più lenta darai alla prima tutto lo spazio e il tempo che desidera per sviluppare al meglio fino alla raccolta, il tutto senza danneggiare l’altra che crescerà al suo ritmo fino a trovare campo libero al momento della sua maturazione. logico, no?
4) Prima le leguminose
Anche se ci sono ortaggi che mal tollerano la loro presenza è sempre consigliato cercare di usare una leguminosa nella consociazione. Il perché è presto detto: le piante che appartengono a questa famiglia hanno, grazie all’azione di batteri detti azoto-fissatori che vivono in simbiosi con le loro radici, la capacità di fissare l’azoto atmosferico rilasciandolo nel terreno e mettendolo così a disposizione delle piante consociate.
5) Con una repellente è meglio
Ci sono piante, come l’aglio, il porro e la cipolla, che svolgono una vera e propria azione antiparassitaria e riescono a tenere alla larga alcuni insetti dannosi talmente bene che vengono spesso utilizzate con successo anche sottoforma di preparati da usare come rimedi naturali. Sfruttando questa caratteristica può risultare utile coltivare questi ortaggi a “guardia” di quelle piante maggiormente colpite dai parassiti o più sensibili ai loro attacchi.
6) Stesse esigenze
Evitare il più possibile la coltivazione di piante che richiedono un consumo alto di elementi nutritivi (e in particolare di azoto) insieme ad altre molto meno esigenti: le concimazioni regolari utili alle prime risulterebbero eccessive per le seconde che tenderebbero ad accumulare sostanze nocive nelle parti che finiscono poi in tavola. Anche dal punto di vista del fabbisogno idrico è sempre bene scegliere piante con le stesse esigenze per non far soffrire una delle due.
7) Occhio al fisico
Altro elemento da tenere presente nella scelta è la dimensione di crescita degli ortaggi. Piante che crescono molto in volume o in altezza (e, come nel caso del cetriolo, su sostegni) possono ombreggiare troppo gli ortaggi più piccoli fino a disturbarne la crescita. Viceversa questa disparità di dimensioni può essere sfruttata al meglio se vengono consociate con piante che crescono bene con un po’ di ombra.
Foto di Svadilfari
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