Lombricoltura: Attività (redditizia) o passatempo?

Lombricoltura su Florablog
Dopo molto (ma molto) tempo mi ritrovo a scrivere di lombricoltura su questo blog sperando come al solito che queste poche righe possano servire sia a chi legge, per trovare qualche informazione utile, che a chi scrive, curioso di capire se l’argomento suscita interesse.
Inizio subito cercando di rispondere alla domanda posta nel titolo. Secondo noi (siamo due “sociamici” non uso il plurale a caso) difficilmente si può pensare di cambiare lavoro dedicandosi esclusivamente all’allevamento degli anellidi. Cercherò di spiegare da cosa deriva questa convinzione semplicemente raccontando la nostra esperienza, senza la pretesa di approfondire tutti gli aspetti dell’argomento dato che la materia è ampia (sono stati scritti libri a tal proposito) e io non sono certo in grado di insegnare niente.
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Concimi naturali, dalle mille proprietà dell’ortica un fertilizzante che rinforza le piante

Pianta dalle mille risorse, dall'ortica si ottiene anche un ottimo fertilizzante

Da piccolo era l’incubo mio e dei miei compagni di gioco: durante le scorribande estive era impossibile non farci i conti quotidianamente ma soprattutto durante le interminabili partitelle di calcio con gli amici, se il pallone usciva dal campetto, finiva immancabilmente nel bel mezzo dell’ortica. E lì erano sempre dolori perché, nonostante la massima prudenza nel recuperare la palla, si finiva sempre per pungersi e maledire quella presenza fissa quanto indesiderata.
Col tempo però ho progressivamente messo da parte la mia ostilità per questa pianta è ho iniziato ad apprezzare le sue molteplici proprietà: dalla cucina alla fitoterapia, passando per la cosmesi naturale e la colorazione dei tessuti, sono molte le sue applicazioni pratiche, alle quali si aggiungono il suo ruolo in difesa delle piante è la sua capacità di rivitalizzarle e concimarle.
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Concimi naturali, 5 consigli per riconoscere un buon terriccio

Concimi naturali, il terriccio

Anche se di solito è un aspetto sottovalutato, la concimazione più importante comincia dal terreno che adoperiamo per le nostre piante, specie per quelle coltivate in vaso. Proprio per quest’ultime infatti, che siano da appartamento o da balcone, la scelta di una buona miscela si rivela fondamentale per il loro sviluppo perché, inutile negarlo, coltivare una pianta in vaso spesso non è per lei la condizione ideale per una buona crescita, sia per lo spazio che per la poca disponibilità di sostanze nutritive. Nei casi di coltivazione in vaso è dunque importante usare un substrato che abbia le caratteristiche fisiche e nutritive utili alla crescita delle piante. L’opzione  migliore in tal senso risulta il terriccio, non importa che sia acquistato o prodotto in proprio, l’importante è che sia di buona qualità.
Già, ma come si fa a sapere se un terriccio è di buona qualità?

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Concimi naturali, lo stallatico

Stallatico
I fertilizzanti di origine chimica, è risaputo, sono dannosi per l’ambiente e alla lunga impoveriscono il terreno. Del resto i loro effetti negativi vennero indicati addirittura dal loro inventore, Justus von Liebig, che, come ho già avuto occasione di ricordare, prima di morire lasciò le seguenti ed emblematiche parole:

Confesso volentieri che l’impiego dei concimi chimici era fondato su delle supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano portare una rivoluzione completa in agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente escluso e tutte le materie minerali asportate dai raccolti, sostituite con dei concimi chimici. Il concime doveva permettere di coltivare su di uno stesso campo, senza discontinuità e senza esaurimento, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo la volontà e i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore e ho ricevuto la dovuta punizione. Ho voluto portare un miglioramento alla Sua opera e nella mia cecità ho creduto che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, un anello era stato dimenticato, che io povero verme impotente, dovevo fornire.

Se ebbe a dirlo lui…

Per garantire elementi nutritivi alle nostre piante, e al contempo ristabilire quella fertilità del terreno andata persa a causa della chimica, tra le tante valide alternative si può provare la versatilità dello stallatico.

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Il biotrituratore, per produrre compost anche dal materiale di scarto legnoso


Il problema non è da poco, lo sa bene chi vive in campagna. Ogni anno, specialmente in questa stagione, tra rami, ramaglie e scarti vari, le parti legnose e semilegnose potate o estirpate dal proprio terreno possono diventare una massa importante da smaltire e per farlo spesso viene scelta la strada più semplice, ovvero bruciare il tutto. Il guaio è che (almeno a livello mesoscopico) “nulla si crea e nulla si distrugge” e tramite l’azione del fuoco non si fa altro che trasferire il nostro scarto dal suolo all’atmosfera che, poverina, non ne ha certo bisogno scambiata da tutti com’è per la pattumiera del pianeta.
Eppure una soluzione c’è: il legno è, ovvio, un materiale naturale che, come tutto quello che ha origine organica, si decompone e con il tempo si trasforma nel prezioso humus, solo che lo fa più lentamente rispetto agli scarti di cucina che di solito dirottiamo nella compostiera. Per accelerare questo processo di decomposizione è possibile usare una macchina semplice quanto efficace, il biotrituratore.
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Come ottenere un fertilizzante liquido dal compost


È vero che parlarne proprio nel bel mezzo della “Stagione delle Piogge” (e con fosche previsioni fino alla fine del mese…) sembra come minimo fuori luogo ma un bel giorno spunterà il sole e potremo così tornare a prenderci cura delle nostre piante con le solite operazioni di sempre, comprese l’annaffiatura e la concimazione, e allora lì potrà tornare uitle sfruttare l’estrema versatilità del compost anche per ottenere un buon fertilizzante liquido, utile per mettere in atto una sorta di fertirrigazione fai da te ma valida ed ecosostenibile. Vediamo come.
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compost maturo, vagliato e pronto all’uso

Se lo spazio a nostra disposizione lo permette, produrre in proprio il compost è cosa buona e giusta, almeno per due ottimi motivi. Per primo, e fondamentale, compostando i rifiuti organici si evita di dirottare una bella fetta di rifiuti (la principale componente della spazzatura domestica, stimabile intorno al 25-30% del totale) in discarica risparmiando all’ambiente un po’ dei nostri veleni. Per secondo, quando il meccanismo è innescato si ricava dell’ottimo humus utile per ottenere vari tipi di terriccio e da usare praticamente in tutte le attività da pollice verde: nelle colture in vaso, in giardino e nell’orto.

Una volta a regime, il nostro sistema di compostaggio ci regala dunque (e a costo zero) la materia prima che dovremmo altrimenti acquistare sottoforma di terriccio che di solito si rivela di scarsa, se non di scarissima, qualità.
Il tutto senza fare praticamente niente se non accumulare rifiuti organici in un apposito contenitore (o nel vecchio, caro, efficiente, cumulo all’aperto) e aspettare che la natura faccia il suo mestiere. A quel punto e prima del suo utilizzo si dovrà compiere l’unica operazione veramente indispensabile, ovvero la vagliatura del compost.

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Progetto BeBi, il carbone vegetale contro l’effetto serra e la desertificazione dell’Africa

biochar
Interessantissimo progetto di ricerca quello promosso dal Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine che, tramite l’utilizzo del carbone vegetale, cerca di contribuire alla lotta contro l’effetto serra, di arrestare i processi di desertificazione e di arricchire il terreno di sostanze nutritive in alcuni Paesi dell’Africa.
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