Le rose di Dodi, un giardino abbandonato cela splendide varietà
Il bellissimo post sul Roseto Fineschi mi ha ispirato questo racconto su un altro giardino, decisamente più “povero”, ma a suo modo anch’esso unico. Parliamo delle rose…

Nel giardino di Dodi, ormai malinconicamente abbandonato, ci si imbatte per prima nella maestosa Rosa Bracteata o “Macartney rose” che, scoperta in Cina nel 1799, venne importata in Inghilterra da Lord Macartney e si adattò bene al clima. È un rosaio gigantesco fino a 10 metri, rustico, con grossi rami coperti da spine fittissime e feroci. Tantissime piccole foglie verde scuro, carnose, lucide e persistenti nascondono i rami. Questa rosa può essere utilizzata come strisciante, per tappezzare terreni in pendenza o rampicante, a ricoprire velocemente intere facciate. Il fiore bianco, grande e semplice con al centro numerosi stami giallo-arancioni, emana un lieve profumo. Il nome deriva dal fatto che i bocci sono avvolti da brattee verdi che proteggono il fiore fino a quando sboccia. Esiste la varietà a fiore giallo della Bracteata Mermaid.


Al centro del giardino si nota invece la Rosa Banksiae Alba Plena. Scoperta nel 1807 in un giardino di Canton dal giardiniere William Kerr che all’epoca lavorava a Londra nel parco Kew Gardens diretto da Lord Banks che la dedicò alla propria moglie, da qui il nome. È rampicante che non ha spine ed è talmente vigoroso da essere capace di auto sostenersi. Le foglie sono piccole di colore verde chiaro e i fiori sono roselline doppie, lievemente profumati di violetta, riuniti a mazzetti che al momento della fioritura (Maggio) appaiono come una nuvola bianca.

Continuando la visita al confine del giardino si trova la Rosa Banksiae Lutea o Luteo Plena. Importata nel 1824 da John Parks per conto dell’Horticultural Society di Londra si trova a suo agio nel clima temperato ed umido dell’Inghilterra meridionale, anche se dà risultati migliori in climi caldi e asciutti. Un esemplare centenario si trova nel giardino realizzato da Sir Thomas Hanbury, sul promontorio della Mortola a Ventimiglia (se passate da quelle parti vale la pena di visitarlo…). Uno dei suoi pregi è quello di non ammalarsi di “mal bianco”. Ha un tronco robusto e rami pendenti privi di spine con foglie leggere persistenti di colore verde chiaro. I fiori sono rosette doppie, con petali dentellati giallo chiaro riuniti in mazzetti e non profumano. Questa Banksiae è più rustica delle altre e può formare velocemente pergolati e ricoprire facciate fino a 15 metri. Purtroppo fiorisce solo una volta alla fine di Aprile, ma la sua fioritura, unica per bellezza, ci da modo di perdonarle questo difetto.

Nel giardino di Dodi queste rose vivono da diversi anni ormai, abbandonate dalla loro appassionata creatrice, assieme ad erbacee infestanti, vecchi alberi da frutto e sterpaglie. Spesso vado in questo piccolo giardino e tutte le volte si rinnova l’emozione nel vedere che queste piante, che nessuno cura e né concima, ogni primavera si presentano ancor più rigogliose, sane e capaci di dare vita a una fioritura mozzafiato. Queste tre specie hanno scarsamente interessato i vivaisti, probabilmente perché a causa della loro fugace fioritura non appresentano un interesse commerciale; basti pensare che nei cataloghi inglesi ne esistevano ventiquattro varietà nel 1894 e nel 1924 solo sette.
Lì seduta su un muretto, circondata da tanta bellezza, penso a Dodi, artista, pittrice e scultrice e credo che il suo spirito sia quello che rinnova ogni anno il miracolo in questo angolo di giardino.
Nei dintorni credo di avere anche individuato la rosa “contadina” cercata da Milena e l’ho fotografata in maniera da poterla identificare. Da queste parti è conosciuta come Rosa di Maggio, Rosa Cavolo (credo per via delle dimensioni del fiore) oppure semplicemente Rosa…

  • milena

    sìììììììì… grazie mille, a vederla pare proprio quella dei miei ricordi, mi piacerebbe tantissimo poterla avere nel mio giardino, potreste essere così gentili?

  • Vanna

    Direi proprio di sì. La rosa mancava anche nel mio giardino e ho provveduto a farne una talea, ti invio il mio indirizzo così ci possiamo mettere d’accordo.