L'Ora della Terra 2011, facciamo in modo che non rimanga solo un gesto simbolico
Quello dell’energia è senz’altro il problema principale non solo del nostro futuro ma anche di quello del Pianeta: come produrla senza compromettere le sorti dell’ambiente? Di sicuro non continuando a bruciare gli idrocarburi che, senza contare gli altri prodotti di scarto inquinanti, producono CO2 che causa l’effetto serra che a sua volta porta ai cambiamenti climatici che tanto ci preoccupano; né tantomeno scherzando col fuoco nucleare come le catastrofiche conseguenze del disastro di Fukushima dimostrano, perché non ci sarà mai la certezza assoluta sulla sicurezza di una centrale nucleare, neanche quelle di 80ª generazione, e il rischio che si corre non vale certo la candela. Rimarrebbero le energie rinnovabili ma non tutti, vedi il nostro governo, sono disposti a investirci con convinzione.
Dunque che fare? Come sempre il cambiamento deve partire dal basso, cioè da noi e dal nostro stile di vita che deve porsi come principale obiettivo quello di ottimizzare le risorse adottando tutti i possibili accorgimenti allo scopo di ridurre il consumo di energia e delle materie prime, il tutto magari senza particolari sacrifici ma con il risultato di regalare ai ricercatori il tempo necessario per trovare soluzioni ecocompatibili.
Facile a dirsi eh? be’, rimbocchiamoci le maniche: per iniziare a cambiare le cose quale migliore occasione de l’Ora della Terra, l’evento globale organizzato dal WWF per sabato 26 marzo 2011? A patto però che non si riduca a un isolato gesto simbolico.

L’ora della Terra è nata nel 2007 in Australia da un’idea del WWF australiano assieme al Sydney Morning Herald. In quella occasione il risultato fu subito incoraggiante e tra le 19 e 30 e le 20 e 30 del 31 marzo più di due milioni di australiani parteciparono all’iniziativa spengendo le luci e riducendo i consumi di energia dal 2,1% al 10,2%. Da allora l’evento ha acquistato via via sempre maggiore importanza e ha registrato sempre più adesioni: nel 2008 parteciparono 370 città con 50 milioni di luci spente, nel 2009 le città coinvolte furono 3929 distribuite in 88 nazioni, diventate 128 nel 2010 con 4000 mila città interessate. Anche il nostro Paese ha sempre risposto all’appello e di volta in volta si sono spenti il Colosseo, la Torre di Pisa, la Fontana di Trevi, la Mole Antonelliana, la Valle dei Templi e via elencando.

L’edizione 2011 ha già raccolto tantissime adesioni e, sul sito italiano dell’iniziativa, si legge:

“L’obiettivo di Earth Hour 2011 è coinvolgere Istituzioni, Cittadini e Aziende ad andare “Oltre l’ora” impegnandosi non solo a spegnere le luci durante l’ Earth Hour ma anche, manifestando attraverso diverse azioni o attraverso degli eco-consigli, l’impegno nei confronti del pianeta.
Il cittadino che rinuncia all’auto un giorno a settimana, una scuola che installa pannelli solari sul tetto, un comune che costruisce piste ciclabili, ed ogni piccola azione contribuisce a proteggere l’unico pianeta che abbiamo.”

Perché l’iniziativa del WWF non rimanga un mero gesto simbolico non dobbiamo limitare il consumo di energia per una solo ora all’anno ma cercare di risparmiare sempre e adottare una serie di buone abitudini come, per esempio e in ordine sparso:

  • eliminare lo standby dagli apparecchi elettronici: un led consuma pochissimo ma basta moltiplicare questo consumo per miliardi di dispositivi e si ottiene la produzione di diverse centrali nucleari come Fukushima;
  • eliminare le vecchie lampadine in favore di quelle a risparmio energetico;
  • utilizzare la lavastoviglie solo a pieno carico;
  • non preriscaldare il forno;
  • riciclare di tutto (vetro, plastica, carta, alluminio ecc.);
  • ridurre l’utilizzo dei pannolini;
  • stampare il meno possibile e se lo si fa sfruttare entrambi i lati della carta;
  • bere acqua dell’acquedotto ed eliminare le bottiglie di plastica;
  • usare i prodotti “a ricarica” come i detersivi;
  • controllare periodicamente l’efficienza della propria vettura;
  • spengerla quando siamo in sosta;
  • usare più spesso la bici, i mezzi pubblici o meglio ancora, per la salute, le nostre gambe;
  • ridurre il consumo di carne (per produrre un chilo di carne bovina si consumano 2.500 litri di acqua e per ogni hamburger prodotto si distruggono 55 metri quadrati di foresta);
  • eliminare i cd e i dvd scaricando da internet musica e software (legalmente, s’intende!);
  • acquistare prodotti locali;
  • non usare fertilizzanti chimici, diserbanti e altri veleni ma servirsi di prodotti ecologici;
  • piantare alberi;

Allunghiamo l’elenco:  avete altri consigli?