Old North Bridge, Concord by Sebastià Giralt

Old North Bridge, Concord – Massachusetts by Sebastià Giralt

Lo so, è venerdì, la settimana è stata lunga, piovosa, faticosa… uno si aspetta di rilassarsi nel fine settimana per ritrovare un po’ di serenità (magari “coltivando” il suo hobby preferito…) recuperando energie per il lunedì successivo e che notizie si ritrova a leggere? l’ennesimo studio sulla biodiversità a rischio e il pessimo scenario previsto dal Living Planet Report 2008 del WWF!

Leggo su Nòva, l’interessante supplemento settimanale (esce il giovedì) de Il Sole 24 Ore, di una ricerca pubblicata su Proceeding of the National Academy of Science (Pnas) da un gruppo di biologi della Harvard University piuttosto allarmante: nel giro di 150 anni ben il 27% delle piante erbacee sarebbe estinto e un altro 36% sarebbe in grave pericolo. Lo studio si è svolto a Concord, Massachusetts e si basa sul lavoro di un cronista d’eccezione: Henry David Thoreau, il filosofo e scrittore statunitense famoso per il suo Walden, ovvero La vita nei boschi, libro simbolo per gli ecologisti americani e non solo. Proprio durante l’esperienza di due anni a contatto con la natura di Concord (sua città natale) Thoreau cominciò un inventario dettagliato della flora che lo circondava, inventario che da allora è stato costantemente aggiornato. Confrontando quei dati con quelli odierni rilevati sul luogo sono emerse queste preoccupanti cifre e il motivo, come sempre, è il cambiamento climatico. In un secolo a Concord la temperatura media annua è aumentata di 2,4° C, di conseguenza la fioritura arriva in anticipo di una settimana e le piante che riescono ad anticipare la fioritura hanno la meglio su quelle che non riescono a mutare i loro ritmi. Il meccanismo sarebbe legato agli insetti che anticipano di conseguenza il loro ciclo vitale favorendo le piante che si sono adattate ai mutamenti climatici.

Ancora più nero il quadro che emerge dal Living Planet Report 2008, il rapporto annuale del WWF sullo stato del nostro pianeta e la conclusione è a dir poco agghiacciante: se continuiamo a consumare a questi ritmi le risorse della terra, nel 2030 servirà un altro pianeta per soddisfare le nostre esigenze. Proprio così, superando con i nostri consumi del 30% la capacità rigenerativa della terra, in poco più di 20 anni lo scenario sarà apocalittico. Ma il rapporto fa anche altro: misura l’impronta ecologica delle nazioni, cioè l’impatto che hanno gli stili di vita nei confronti della biosfera ed emerge che i campioni del mondo dello spreco sono gli americani che da soli consumano il 21% delle risorse mondiali, quanto la Cina che vanta però una popolazione 4 volte più numerosa. Anche noi italiani non ce la caviamo male e ci attestiamo al 24° posto nella graduatoria (su 180 paesi analizzati), oltre al poco invidiabile 4° posto nella classifica dei paesi con il maggior consumo di acqua.
Quadretto niente male eh? Prima di lasciarvi a meditare mi vengono spontanee un paio di domande: cosa succederebbe se i cinesi consumassero ai ritmi degli americani e, soprattutto, come siamo messi con la colonizzazione extraplanetaria…?
Potete scaricare lo studio sulle piante erbacee in estinzione partendo da qui (in inglese).
Il Living Planet Report 2008 in formato PDF (e in italiano) lo trovate invece qui.
Buon fine settimana.

  • lozonta

    fai bene a (cercare di) sensibilizzare le coscienze… ma ogni tanto una good news???

  • è vero, quando le trovo stravolentieri, specie di venerdì, ma pure la grande Millie a Report dura fatica a trovare le good news…

  • peppe dg

    Ciao Gianni. Volevo dire che non riesco a capire appieno questa voglia di “good news” che la gran parte di noi spesso chiede. Forse che le buone notizie possono coprire la realtà? Io penso che è molto meglio cercare sempre di sapere il più possibile, e le bad news devono servirci da stimolo per affrontare serenamente i problemi che ci circondano, senza ansia o paura, certo ognuno con i suoi tempi e le sue possibilità, ma a che vale cercare di dimenticare le magagne? Molti dicono che queste notizie sono puro allarmismo e ci dipingono un futuro dorato, in cui il progresso tecnologico ci risolverà tutti i problemi, ma io non riesco a credere a questa versione, e non lo faccio con angoscia o pessimismo ma con serenità, sostenuto dalle poche sicurezze importanti che contano: l’amore per i tuoi cari, la gioia di vivere anche in mezzo a tutto questo, la certezza che l’universo e le sue leggi metteranno tutto al suo posto in tempi e modi di cui a noi sfuggono i meccanismi e la portata. Credo che noi possiamo solamente lottare con serenità ed onestà all’interno del nostro ambito cercando sempre di fare del ns meglio e lasciandoci guidare dal ns intuito più profondo che spesso ne sa più della ragione o dell’emotività senza controllo.
    Gianni, hai sentito per es lo spot per questi “fantastici” pomodori viola? Che senso hanno? L’antocianina, peraltro già presente in diversi altri vegetali tra cui mirtilli, more, uva nera, melenzane ecc., inserita artificialmente nei pomodori a loro volta poi testati su topolini ai quali è stato indotto geneticamente il cancro. Che senso ha tutto questo sforzo? Devono per forza farci inghiottire gli OGM e quindi qualsiasi mezzo per far breccia sui “consumatori” è lecito. Il senso evidentemente sta tutto dalla parte di chi ha interesse a far esplodere questo mercato degli OGM dappertutto……

  • Ciao Peppe,
    sottoscrivo più o meno tutto quello che hai scritto, aggiungo solo che ad una specie di “fatalismo naturale” a cui fai riferimento aggiungerei più che un atteggiamento passivo una ricerca di soluzioni che risultino in armonia con la natura piuttosto che proporre stili di vita che la sfruttino in maniera insostenibile, cosa che facciamo ormai da secoli.
    Sulle good news hai ragione, se non le usi sistemanticamente (almeno nei media italiani) rischi di fare una brutta fine (come non ottenere finanziamenti pubblicitari solo perché diffondi pessimismo…) ma a volte, quando il pessimismo si fa nero come in questo periodo, qualche buona notizia può restituire fiducia a chi di fiducia ne ha veramente poca.
    Sui pomodori: la vedo pure io con grosso sospetto, mi sembra il cavallo di Troia per farci “digerire” gli OGM, tra l’altro Ecoblog in un interessante articolo (http://www.ecoblog.it/post/7028/pomodoro-nero-non-e-ogm-ed-ha-proprieta-anticancro-bufala-del-corriere) solleva più di un dubbio: meglio tenere alta l’attenzione…
    A presto