Eccomi di nuovo con la videocamera in mezzo ai campi (lo so, di solito ci si va con altri attrezzi…), eccomi di nuovo a riprendere Carlo, intento questa volta a mettere a dimora le patate. La regina dei tuberi infatti non può mancare in ogni orto che si rispetti e chiunque abbia a disposizione spazio a sufficienza fa bene a piantarla, tanto è gustosa in cucina e ricca di proprietà benefiche per la salute.

Coltivato come annuale in una occupazione del terreno che va, a seconda delle varietà, dai 40 ai 90 giorni, il Solanum tuberosum ama un clima mite e fresco anche se si può definire un ortaggio adattabile a diverse situazioni, grazie soprattutto alle molte cultivar disponibili; preferisce terreni di medio impasto, ricchi di sostanza organica e preventivamente lavorati con buona quantità di letame. Si può riprodurre interrando direttamente i tuberi o una parte di essi: si fanno pregermogliare le patate mantenendole per un mese circa in luogo fresco e ben illuminato e aspettando che producano i germogli dopodiché si possono interrare o intere (da preferire, specialmente per quelle piccole) o tagliate a metà, lasciandogli magari il tempo per riformare una protezione contro gli agenti patogeni (il riunire le parti tagliate accelera la formazione dello strato protettivo). Questo in teoria, in pratica Carlo non ci va molto per il sottile e anzi taglia le patate non acora germogliate anche in tre o addirittura in quattro pezzi e poi le interra immediatamente.

L’unica vera accortezza di Carlo (e di suo nipote Simone) è quella di mantenere almeno un “occhio“, cioè un germoglio, per ogni pezzo di patata, e poi giù, brutalmente nel solco, con la parte dei germogli rivolta in alto. La cosa può sembrare, scusate il giro di parole, poco ortodossa ma Carlo assicura che lui fa così tutti gli anni da ormai diversi decenni: Il terreno che vedete nel video, composto da 6 solchi con una ventina di pezzi di tubero ciascuno, ha ospitato infatti metà degli otto kg di patate messe a dimora in quel giorno, e di tutte queste piante, stando alle medie degli anni precedenti, solo un 5, massimo 10 % non andrà a buon fine. Insomma: tutti gli anni l’orto di Carlo produce una quantità tale di patate da soddisfare per diversi mesi il fabbisogno di 3 famiglie, basta e avanza per ritenerlo un metodo efficace, non trovate?

Una volta posizionati i pezzi di patata, distanziati di 30/40 cm (notare la praticità del contadino: “quanto? poco più di uno stivale!”), viene distribuito, tra di loro, una manciata di concime organico per aiutarle, sempre a detta di Carlo, al momento della prima crescita, dopodiché si passa all’ultima operazione ovvero ricoprire i solchi che dovranno essere profondi 15/20 cm e distanti 40/50 cm tra di loro. Durante il periodo di germogliazione le patate di solito non necessitano di annaffiature costanti, l’importante è mantenere il terreno fresco, nella fase di crescita invece è bene assicurare un moderato ma costante apporto idrico. Le piante andranno poi tenute pulite dalle erbacce con la sarchiatura e soprattutto rincalzate prima che fioriscano o crescano troppo, operazione che spero di poter documentare sempre riprendendo Carlo all’opera.

  • Ma poi quant’è faticoso raccoglierle le patate?

  • Ciao, faticoso sì ma ne vale la pena…
    a presto

  • Non ho dubbi che le patate cresceranno lo stesso. Ma vedere che il signor Carlo ripassando per coprirle le calpesta, mi fa venire un tuffo al cuore. Io non sarei mai capace di farlo con le mie.

    Di solito non faccio un solco unico. Con la zappa scavo una buchetta e ci metto la patata. La terra smossa per la buchetta successiva va a coprire la prima.

    Doveroso dire che ho un terreno molto pesante, meno ci pesti e meglio vivi.

    Saluti

  • È vero, Carlo si fa pochi problemi, ma di fatto non reca nessun danno alle patate che assorbono il peso affondando nel terreno smosso, non so il tuo ma questo piuttosto equilibrato.