Florablog Contest, un albero monumentale straordinario: la quercia vallonea di Tricase (Le)
Senza nulla togliere agli altri esemplari, tutti  meritevoli e degni della massima attenzione, con la pianta di oggi il fotocensimento degli alberi monumentali di questo blog si fregia di un vero e proprio pezzo da novanta: si tratta del meraviglioso e famosissimo esemplare di quercia vallonea di Tricase, in provincia di Lecce, che possiamo ammirare nella bella galleria fotografica con la quale il lettore Antonio Carrisi ha partecipato al Florablog Contest.

Florablog – Mappa degli alberi monumentali d’Italia

Non è tanto (o non solo) la bellezza che rende eccezionale un albero monumentale (e come bellezza la quercia vallonea non è seconda a nessuno), è importante anche in che misura il suo destino incrocia, nel corso del tempo, quello di noi comuni mortali e il mix di storia e leggenda che ne scaturisce. Anche sotto questo aspetto la storia e la leggenda che ruotano intorno alla quercia vallonea sono di prima grandezza: l’albero è conosciuto anche come la “Vallonea dei cento cavalieri” e se la tradizione vuole che sotto la sua chioma ebbe a ripararsi niente meno che Federico II e la sua scorta (composta appunto da cento cavalieri), è facile capire perché l’esemplare sia così famoso. Secondo i più recenti studi infatti, oggi si stima per l’albero un’età di 600 anni che collocherebbe la sua nascita circa due secoli dopo l’esistenza del grande imperatore (e anche se fosse suo contemporaneo la chioma dell’albero non avrebbe mai potuto dare riparo a tutta quella gente per il semplice fatto che la quercia era giovanissima e incapace di fare ombra anche a un solo bambino…) ma non importa: il nome di Federico II riecheggia lungo il corso dei secoli, la leggenda prende il sopravvento sulla storia e la quercia vallonea assume quella straordinaria importanza che la rende famosa anche al di fuori dei confini nazionali.

Sono molti infatti gli studiosi che provengono da ogni parte per studiare questa quercia e gli altri (ormai pochi) esemplari presenti nella zona, unico luogo italiano dove la specie nasce spontanea. Del resto ci sono ancora alcune cose da capire. Come appunto la presenza della vallonea nel territorio che vede la contrapposizione di due teorie: la prima sostiene che la specie sia effettivamente endemica dell’area mentre la seconda, la più accreditata, sostiene che essa sia stata importata da dei monaci basiliani provenienti dalla Grecia allo scopo di utilizzare la polvere ottenuta dalle grosse ghiande (fino a 5 cm di lunghezza!) per la concia delle pelli, attività molto diffusa nel tricarese fino a non molto tempo fa.

Tornando all’albero e alla galleria fotografica  Antonio mi scrive:

Ciao Gianni,
ti invio le foto della Quercia Vallonea di Tricase (Le), che, insieme a mio figlio Andrea, ho scattato mercoledi 21 luglio. Purtroppo, un severo divieto di accesso all’area, ci ha impedito di porre un riferimento al fine di esaltarne la maestosità. Spero, pertanto, che le foto siano ugualmente degne della sua imponenza. Ho cercato di fare del mio meglio. Riporto, di seguito, alcune sintetiche informazioni che se riterrai opportuno potrai comunque arricchire con una veloce ricerca in rete.
La Quercia Vallonea di Tricase (Le), conosciuta come la Vallonea dei Cento Cavalieri perché, secondo la leggenda, avrebbe trovato riparo sotto la sua chioma Federico II e la sua corte, si trova sulla strada che dalla cittadina salentina conduce al porto. Quest’esemplare, che sembra avere più di 700 anni di vita è continua meta di turisti. Ha una circonferenza del tronco di metri 4,25 ed una chioma larga oltre 25 metri. Il suo nome scientifico è Quercus macrolepis. Nell’anno 2000, il WWF, nell’ambito dell’iniziativa nazionale denominata “Festa dei Grandi Alberi” ha scelto la Vallonea di Tricase come albero-simbolo per la Regione Puglia.

Temendo che il divieto di accesso fosse stato messo per arginare la stupidità umana (leggi atti di vandalismo) ho chiesto ulteriori spiegazioni ad Antonio che mi ha risposto così:

Non è accessibile l’area immediatamente sottostante l’albero, oltre il muretto a secco per intenderci. Comunque si può ammirare semplicemente stando a pochi metri, stante la sua immensa chioma che si estende da una strada all’altra. Ricordo che qualche anno fa il divieto di accesso non c’era, probabilmente è stato posto per ragioni di sicurezza perchè alcune parti della pianta sono state colpite da una malattia fungina e tutta l’area è stata evidentemente trattata.

A corredo dell’albero Antonio ha spedito anche due bellissime immagini che, a ridosso delle vacanze estive, fanno venire la voglia di partire per il Salento:

Infine, desideroso di farti conoscere una altro scorcio di Salento ti invio due immagini raffiguranti Punta Palascia o Capo D’Otranto, il punto estremo orientale d’Italia.

Per chi volesse approfondire l’argomento della quercia vallonea vi rimando al PDF de “La grande madre verde“, un interessantissimo articolo di Raffaele Manicone uscito sulla rivista Il Forestale, mentre sul sito del Comune di Tricase è presente una galleria fotografica della pianta priva di foglie dove è possibile ammirare i possenti e intricatissimi rami della pianta che spoglia appare, se possibile, ancora più bella.

  • Milavallonea

    ringrazio Antonio e gianni per l’osservanza del divieto. purtroppo gli atti vandalici sono il preludio della devastazione umana e disgraziatamente l’azione di “piantonmento” a qualcuno che vive su questa terra da secoli prima di noi altri, non sempre u00e8 sufficiente. ricordo che per sua fortuna l’albero u00e8 in una proprietu00e0 privata che si accolla ogni responsabilitu00e0 su salute e tutela salvo poi combattere con la demenza umana. nNella fattispecie il parassita u00e8 Armillaria spp. (genere che colpisce anche drupacee da frutto come peschi e mandorli), sicuramente u00e8 giu00e0 arrivato sia all’esemplare piu00f9 maestoso che a quelli piu00f9 piccoli, grazie anche al vento e piccoli animali. Faccio notare che attacca la pianta a livello radicale mentre le eventuali lesioni alle parti vegetative piu00f9 nuove (Turisti che strappano foglie o abbozzi di ghiande), sono la via per ulteriori parassitosi.nTrovandosi nel bel mezzo di una provinciale non riesce a rispondere in tempi brevi ai vari trattamenti, difatti quello biologico di arginare il fungo con graminacee spontanee (secondo disciplinare del servizio foreste regionale) unito dove possibile a quello chimico e meccanico, perde la valenza incontrando quanti sono scettici nel cambiare le vecchie e cattive abitudini. basterebbe dare il tempo alle piante di riprendersi possibilmente limitando il traffico stradale (radici e parti aeree vanno ben oltre l’area cintata) ma questo sembra irrilevante per tanti dirigenti ed amministratori, fortunatamente non tutti. nse volete ulteriori informazioni potete scrivere a milavallonea@virgilio.it e appena possibile vi risponderu00f2. intanto grazie per la sensibilitu00e0 dimostrata e per lo sfogo concesso.nMila.

  • Milavallonea

    ringrazio Antonio e gianni per l'osservanza del divieto. purtroppo gli atti vandalici sono il preludio della devastazione umana e disgraziatamente l'azione di “piantonmento” a qualcuno che vive su questa terra da secoli prima di noi altri, non sempre è sufficiente. ricordo che per sua fortuna l'albero è in una proprietà privata che si accolla ogni responsabilità su salute e tutela salvo poi combattere con la demenza umana.
    Nella fattispecie il parassita è Armillaria spp. (genere che colpisce anche drupacee da frutto come peschi e mandorli), sicuramente è già arrivato sia all'esemplare più maestoso che a quelli più piccoli, grazie anche al vento e piccoli animali. Faccio notare che attacca la pianta a livello radicale mentre le eventuali lesioni alle parti vegetative più nuove (Turisti che strappano foglie o abbozzi di ghiande), sono la via per ulteriori parassitosi.
    Trovandosi nel bel mezzo di una provinciale non riesce a rispondere in tempi brevi ai vari trattamenti, difatti quello biologico di arginare il fungo con graminacee spontanee (secondo disciplinare del servizio foreste regionale) unito dove possibile a quello chimico e meccanico, perde la valenza incontrando quanti sono scettici nel cambiare le vecchie e cattive abitudini. basterebbe dare il tempo alle piante di riprendersi possibilmente limitando il traffico stradale (radici e parti aeree vanno ben oltre l'area cintata) ma questo sembra irrilevante per tanti dirigenti ed amministratori, fortunatamente non tutti.
    se volete ulteriori informazioni potete scrivere a milavallonea@virgilio.it e appena possibile vi risponderò. intanto grazie per la sensibilità dimostrata e per lo sfogo concesso.
    Mila.

  • Maria Elvira

    meravigliose!

  • Gianni

    Ciao Leogab, ti devo delle scuse perchu00e9 non avevo pubblicato il tuo interessante commento. Concordo che sia un vero peccato non poter ammirare da vicino lo spettacolo che offre questa pianta ma se puu00f2 servire a preservarla in salute… Spostare la provinciale sarebbe davvero fondamentale. A presto

  • Sarahdimarco85

    Che dire… Amo sempre di piu la mia
    Terra!