Ormai-ahimé-purtroppo la vacanza nella capitale francese è alle spalle, continua però la serie di post alla scoperta della Parigi “verde”, di quei luoghi della città che, per un motivo o per un altro, rappresentano una meta da prendere in considerazione per tutti i vacanzieri con la passione per le piante. La tappa che vi consiglio oggi è davvero meritevole: si tratta di una visita al Musée du quai Branly, meta imprescindibile durante una vacanza a Parigi, almeno per tre ottimi motivi.
Florablog – La Flora di Parigi
Il primo è il contenitore. Facente parte di una struttura più complessa formata da quattro edifici, il museo si trova al 37 di quai Branly, molto vicino alla Tour Eiffel. Al di là del giudizio estetico sull’opera di Jean Nouvel (a mio parere molto bella) quello di quai Branly è un museo moderno (inaugurato nel 2006) nel vero senso della parola: una lunga e sinuosa rampa interna porta a un percorso espositivo logico e lineare, organizzato in un allestimento suggestivo che fa procedere la visita tra le opere e le installazioni multimediali in modo semplice e razionale e senza che il visitatore si perda qualcosa. Certo, per quanto è costato il progetto (si parla di oltre 220 milioni di euro, tanti, per alcuni troppi, compresa la corte dei conti transalpina che si è espressa in proposito) non poteva essere altrimenti ma il Branly è comunque un ottimo esempio di come deve essere concepito un museo nel terzo millennio.
Il secondo motivo è il contenuto. Non entro certo in merito alla polemica che è nata intorno al museo (cos’è l’arte cosiddetta prima o primitiva? è arte o cultura?), non è questa la sede per farlo, fatto sta che per chi scrive le opere esposte al Branly sono comunque troppo interessanti per non meritare una visita: l’arte proveniente dall’Africa, dall’Asia, dall’Oceania e dalle Americhe elabora linguaggi e forme a noi “estranee” che spesso raggiungono vette di stile ed espressività di solito sconosciute all’odierno Occidente, come si può evincere dai due o tre esempi che ho riportato nella galleria.
Il terzo motivo è quello dirattamente legato ai temi cari a questo blog, ovvero il giardino. Progettato dall’architetto paesaggista Gilles Clement il giardino si distende su una superficie di 18.000 metri quadrati ed è costituito da sentieri, collinette, strade lastricate di pietra e punti d’acqua ben congegnati e che regalano angoli incantevoli che ben si sposano con l’architettura del museo, come per esempio la bellissima aiuola di Equisetum camtschatcense che vedete in foto.
Ma il pezzo forte della realizzazione è il giardino verticale fatto crescere sul lato del palazzo che si affaccia sul quai Branly e sulla Senna e che rappresenta da solo un motivo di visita. Il suo progettista non ha bisogno di particolari presentazioni: si tratta del noto botanico francese Patrick Blanc che è anche l’inventore del giardino verticale, o muro vegetale, tecnica resa ormai famosa da esempi sempre più diffusi come l’acquario di Genova, il Caixa Forum Art Museum di Madrid e il quai Branly stesso.
Come si può notare dalla foto del particolare, la tecnica è semplice e consiste nell’applicare al muro dei teli di plastica (per isolare) e di feltro nei quali applicare le piante che vengono poi annaffiate tramite un sistema di irrigazione a goccia che sfrutta la gravità per raggiungere tutta la vegetazione. Il resto lo fa la competenza e la conoscenza delle piante per poterle accostare al meglio e farle prosperare nella zona scelta, più facile a dirsi che a farsi. Il risultato è sorprendente, spiazzante, di grande impatto: nessuno si aspetta di trovare lì le piante e in genere l’effetto sorpresa è assicurato, con i turisti che non mancano di immortalarsi in una foto ricordo con il muro vegetale alle spalle.
Insomma visita fortemente consigliata, anche per rendersi conto di come potrebbe essere l’architettura sostenibile dell’immediato futuro: oltre ad abbellire un edificio, un giardino verticale lo raffredda e ne purifica l’aria, e restituisce un po’ di superficie alle piante, area irrimediabilmente sottratta loro da asfalto e cemento.