Poteva chiudersi l’anno senza il gadget natalizio di Florablog? Certo che no! E dopo “Il giardino in una palla” versione 2009 per il Natale 2010 si cambia forma passando dalla sfera al quadrato grazie al “Quadro con natura viva“.

Dopo aver infatti infilato piante e muschio dentro una sfera di plastica (esperimento che può dirsi pienamente riuscito tanto che dopo un anno le piante se la passano egregiamente all’interno di un minimondo quasi autosufficiente) la nuova impresa di quest’anno è per certi versi più difficile perché va a sfidare una delle leggi fondamentali che regolano questa parte dell’universo: la legge di gravità. Il problema infatti si pone se prendi una cornice, ci piazzi una o più piante dentro e poi l’appendi al muro: per la legge di cui sopra, che tende ad assegnare un peso ai gravi e a decidere poi chi deve attrarre chi, è facile che il terriccio all’interno della cornice si attenga alle regole e decida, da un momento all’altro, di raggiungere il centro della terra accontentandosi infine di arrestare il suo viaggio sul pavimento del soggiorno, con la conseguente reazione dei padroni di casa (specie della padrona…) che non è difficile da immaginare. Nella realizzazione del quadro ho tenuto conto di questo non proprio marginale aspetto e, pur non garantendo minimamente sul buon esito dell’esperimento (solo il tempo lo dirà…), ho adottato una serie di soluzioni che dovrebbe scongiurare eventuali “frane”, almeno nel breve termine.

Innanzitutto ho adottato una dimensione ridotta della “cornice vaso“. Ero partito con dimensioni maggiori ma nei primi tentativi mi sono accorto che era molto difficile, se non impossibile, tenere tutta quella terra in verticale e ho optato per un lato interno della cornice di 9 cm circa, che mi permette così di usare un volume di terra minore, molto più facile da compattare e da tenere al suo posto. Ho scelto poi di realizzare la cornice con un legno massello di abete con sezione quadrata di 4,5 cm di lato, dimensione che mi ha consentito di avere una profondità sufficiente per usare un minimo di terriccio necessario alla crescita delle piante e al contempo di usufruire di una base larga sulla quale appoggiare il terriccio stesso; senza contare che questo spessore importante, unito alle dimensioni contenute della cornice, conferisce all’insieme un fascino particolare che potremmo definire “compatto”…
Dopo aver fissato un pannello di compensato sul retro del quadro (pannello che andrà forato in varie parti per permettere l’annaffiatura), all’interno della cornice, nello spazio adibito alle piante, ho inoltre piazzato una sorta di croce di legno, che serve come ulteriore sostegno sia per il terriccio che per le piante ospiti, e o infine verniciato il tutto con dei prodotti a base di acqua allo scopo non solo di rendere i quadri più attraenti ma soprattutto per dare un minimo di impermiabilità al legno.

Capitolo piante. Nella composizione della “natura viva” ho optato per delle piccole succulente e alcuni esemplari di edera nana perché mi sono sembrate più versatili alla bisogna, ma anche altre piante possone essere impiegate con successo. Per l’edera non ci sono problemi perché dove la metti e dove cresce ed è abituata anche a posizioni verticali mentre per le piante grasse, quando avranno superata una prima crisi esistenziale dovuta alla posizione non proprio ortodossa, dovrebbero anche loro crescere senza troppe complicazioni, magari seguendo la propria polarità e incurvandosi progressivamente. Qualunque sia la pianta scelta va in ogni caso fissata in qualche modo alla cornice perché anch’essa è soggetta alla forza di gravità e, più ancora del terriccio (che può sempre essere compattato), tenderà a cadere rovinosamente al suolo vanificando tutti gli sforzi fatti fino a quel momento. Per fissare le piante alle cornici ho dunque usato due metodi: il primo, adatto all’edera e ad altre specie, prevede la legatura delle piante tramite il filo di rame usato per la modellazione dei bonsai che risulta resistente e facilmente modellabile mentre per il secondo metodo, più adatto alle succulente, ho usato un chiodo, fissato nel pannello posteriore, sul quale ho letteralmente piantato il pane delle succulente bloccandole talmente bene che potrebbero essere capovolte senza cadere; si deve fare attenzione alla lunghezza del chiodo in modo tale che non arrivi all’altezza della pianta ma se non si fa questo errore quest’ultima non subirà alcun danno e crescerà senza badare al suo tutore.

Fissate le piante si passa a una delle fasi più delicate, ovvero la sistemazione del terriccio. La miscela che ho usato è composta da un terriccio universale grossolano unito a una terra molto argillosa e che tende per questo a compattare dando corpo al resto; all’occorrenza può essere aggiunta un po’ di perlite che, oltre a far risaltare meglio la pianta, una volta bagnata tende a rimanere compatta. Si deve fare attenzione a distribuire in maniera uniforme la miscela all’interno dell’insolito vaso, magari aiutandosi con dei bastoncini o altri utensili e pressandola di volta in volta che la si dispone. Una volta finito di sistemarla si deve bagnare delicatamente ma bene la pianta dopodiché si deve pressare l’interno con una certa decisione stando comunque attenti a non danneggiare le piante.

A questo punto non resta che appendere il nostro quadro in una parete ben illuminata e vedere cosa succede. Per il momento l’esperimento sembra funzionare alla grande ma se dovessero presentarsi dei problemi è sempre possibile usare il quadretto come un normale vaso da sistemare magari su di un tavolo o su un’altra superficie. Se la “natura viva” dovesse arrivare poi integra all’estate sarà possibile (e conveniente) portarla all’aperto mentre per le annaffiature e le concimazioni (da effettuare con fertilizzanti liquidi) si dovrà staccare il quadro e procedere come per le piante normali, ovvero in posizione orizzontale, aspettare che si asciughi un po’ per poi rimetterlo al suo posto, magari dopo aver pressato di nuovo il terriccio, non si sa mai…

Insomma, chi vivrà vedrà e anche se l’oggetto è da maneggiare con prudenza, il risultato per il momento è davvero incoraggiante così come l’aspetto estetico risulta piuttosto carino (cliccate sulle immagini per ingrandirle), almeno per chi come me adora i giardini verticali, qui in versione mignon. E poi questo esperimento può rappresentare un’alternativa ai consueti quadretti presenti in quasi tutte le abitazioni, con i soliti soggetti triti e ritriti e per giunta poco originali: abbasso le nature morte, viva la “natura viva”!
:-)
"Quadro con natura viva"

"Quadro con natura viva"

  • Stefano

    Gianni a tal proposito innanzitutto ti faccio i miei solti complimenti per l’inventiva e la passione con cui ti dedichi al mondo vegetale. Pero’ ho un po’ di dubbi sul terriccio che mi pare troppo sciolto…peru00f2 u00e8 anche vero che le proprietu00e0 colloidali della sostanza organica sono notevoli, sommate alla rete di radici che si formeru00e0. Per mia esperienza, ti dico che nei bonsai per realizzazioni su lastra di pietra o su roccia (dove a volte ci sono piante nesse “in verticale” e simulare la crescita su dirupi, si usa il ketotsuchi; si tratta di uno speciale terriccio formato da torbe di palude in decomposizione che trattengono una notevole quantitu00e0 di acqua e in piu00f9 ha una strepitosa plasticitu00e0 (sembra proprio plastilina modellabile a piacimento), che lo fa resistere alle annaffiature.Quindi, secondo me, si potrebbe usare per “tappare” la superficie del terriccio e applicandovi sopra del muschiocon delle forcelline di filo di rame. Poi in primavera faremo assieme un rinvaso buonsai su lastra, cosi ti faccio vedere…

  • Silvio

    miiiiiiiiiticoooo… art attack ti fa un baffo!!!

  • Gianni

    Ciao grande Stefano! ottimo suggerimento, per il momento i quadri reggono alla grande e confido sia sulle ridotte dimensioni del volume impiegato sia sul fatto che, tra sostegni e radici,il “corpo” dovrebbe rimanere compatto e non precipitare al suolo. Certo u00e8 da maneggiare con prudenza e magari da pressare a ogni annaffiatura ma credo che possa comunque funzionare. Se poi non dovesse essere cosu00ec vada per il ketotsuchi, con il quale la questione si risolve alla grande. Unico difetto: immagino che non sia a buon mercato… A presto

  • Stefano

    Vero, pero’ se ne usa poco quindi potrebbe convenire lo stesso. Poi c’u00e8 anche modo di farselo con componenti argillosi mescolati a terriccio…

  • Gianni

    interessante, vedamo come evolve e nel caso interveniamo