smog
No, la foto che vedete non è venuta male, l’aria era proprio così!
Sabato, in quasi tutto il centro-sud, il caldo afoso era oggettivamente insopportabile. La cappa nell’aria, un opprimente misto di smog, polveri sottili e umidità, era tale e tanta che quasi la si poteva affettare con un coltello e la sua densità celava alla vista il paesaggio circostante già a 5 km di distanza. A peggiorare la situazione aggiungeteci il virus di un raffreddore che ho avuto il “piacere” di ospitare (definirlo mistico è riduttivo: 4 pacchetti di fazzoletti di carta all’ora…) e che mi ha reso la respirazione ancora più difficoltosa tanto da costringermi a sospendere qualsiasi attività fisica e a rintanarmi in casa in cerca di un po’ di respiro che ovviamente non ho trovato. Una volta al fresco (?) delle domestiche 4 mura ho fatto un giretto nel web e mi sono imbattuto in un articolo che più che una notizia suona come una conferma: L’ultimo decennio è stato il più caldo da (almeno) 1300 anni a questa parte.

Lo sostiene una ricerca dello ESSC (Earth System Science Center della Pennsylvania State University) e, per sostenere le sue conclusioni, non usa solamente i dati sugli anelli degli alberi (contestati da alcuni scienziati) ma si avvale soprattutto di carotaggi di ghiacciai e di fondali lacustri, oltre allo studio delle barriere coralline. Il risultato è una mole di dati sufficiente ad avvalorare la tesi secondo la quale almeno negli ultimi 1300 anni il decennio che si sta concludendo è stato il più caldo in assoluto nell’emisfero settentrionale. Almeno, perché stando ad una lettura più controversa dei dati il lasso di tempo si allungherebbe ulteriormente fino a 1700 anni: si dovrebbe risalire al 300 d.c. per riscontrare un periodo simile.
Pochi dubbi che si tratti del riscaldamento globale e non c’è molto da stare allegri. Serve un radicale cambio di rotta. D’altro canto se aspettiamo in questo senso decisioni dall’alto ci ritroveremo drammaticamente senza far niente per un bel po’, ci sono per esempio ancora da esaurire le riserve petrolifere…
L’unica cosa che ci resta da fare è, nel nostro piccolo, cominciare a mutare alcuni comportamenti e abitudini. Ehi, che credete? roba semplice e di poca fatica eh? piccole cose utili e di poco impegno ma che possono rappresentare un primo passo concreto verso quel famoso sviluppo sostenibile che è l’unica àncora di salvezza che ci è rimasta.
Sì ma cosa fare? Beh, quello lo vediamo domani.

Fonte: Le Scienze