No, non siamo sul set dell’ultimo episodio di Indiana Jones, né in quello di uno dei suoi infiniti epigoni. No, non si tratta di finzione ma di semplice realtà, perché nel nord-est dell’India i ponti non vengono costruiti, crescono!
Siamo sulle colline del Khasi, una zona nel nord-est dello stato indiano del Meghalaya, una delle regioni più umide e piovose dell’intero pianeta visto che le precipitazioni raggiungono la “modesta” cifra di 1.200 cm annui
Un clima di questo tipo rappresenta per molti generi di piante un vero e proprio paradiso in terra e consente alla vegetazione di crescere e prosperare indisturbata. Come nel caso del Ficus elastica (noto anche con il nome di Fico del caucciù per il lattice bianco da esso estratto che serve poi per la produzione del caucciù), conosciuta e coltivata anche nelle nostre case ma che è endemica della regione e ben si adatta alle condizioni locali raggiungendo di norma anche i 30 metri di altezza. Ebbene, le comunità locali hanno da tempo imparato a sfruttare le caratteristiche di questa pianta per creare dei veri e propri ponti viventi utili per attraversare i molti corsi d’acqua presenti sul loro territorio. La loro tecnica è semplice quanto geniale e consiste nello sfruttare le molte radici secondarie prodotte dal tronco del F. elastica per creare la struttura portante dei ponti. Facendole semplicemente attraversare i fiumi o sfruttando come guide i tronchi della Palma di Betel tagliati a metà, i Khasi riescono a portare le radici sull’altra sponda dei corsi d’acqua permettendo a quel punto alle radici stesse di consolidarsi al suolo. Passato un po’ di tempo e cresciuto ulteriormente l’albero il ponte vero e proprio viene rifinito con pietre e legni per facilitare l’attraversata.

È vero che per un ponte di radici pienamente funzionale possono occorrere dai dieci ai quindici anni, ma quella che si ottiene alla fine è una struttura straordinariamente forte, capace di sostenere il peso di cinquanta o più persone alla volta e che può raggiungere la ragguardevole misura di cento metri e più di lunghezza. Ma i vantaggi non finiscono qui: poiché sono strutture vive e in costante crescita, i ponti di radici guadagnano forza e solidità con il trascorrere del tempo, a differenza delle costruzioni convenzionali fatte di acciaio e cemento che dopo un certo periodo hanno bisogno di continui lavori di restauro; per non parlare della longevità: sembra che alcuni dei ponti di F. elastica utilizzati quotidianamente dalla gente dei villaggi nei dintorni Cherrapunjee abbiano non meno di cinquecento anni…
Vi lascio alle bellissime foto tratte da Flickr e al video tratto da Travel and… Action! che, per una volta, parla italiano!