Della serie “Cosa coltivare nell’orto”, in ordine alfabetico e alla lettera a, dopo l’aglio è la volta di asparago. Se decidete di intraprendere la coltivazione di questo ottimo ortaggio, la vostra esperienza di coltivatori orticoli subirà un netto salto di qualità. Non tanto perché difficile da coltivare, anzi! l’asparago è una pianta piuttosto rustica che cresce bene un po’ ovunque, ma perché l’impianto di un’asparagiaia impegna una discreta porzione di terreno per molto tempo e questo significa che il vostro progetto di orto è a lungo termine e che dovrà essere tenuto vivo per diversi anni.

Con il termine di asparago (“germoglio” in persiano) si indica l’Asparagus officinalis, pianta appartenente alla famiglia delle liliacee (come l’aglio) che si consuma dalla notte dei tempi. Si tratta di una perenne dioica (che presenta cioè fiori maschili e femminili su piante diverse) caratterizzata dalla presenza di rizomi che formano un reticolo sotterraneo dal quale si sviluppano i turioni, ovvero la parte edibile della pianta; se lasciati crescere indisturbati i turioni possono raggiungere anche il metro e mezzo di altezza. Le varietà più rinomate sono l’asparago Bianco di Zambana, l’asparago Bianco di Cimadolmo (I.G.P.), l’asparago Verde di Altedo (I.G.P.), l’asparago Bianco di Badoere, l’asparago Bianco di Verona, l’asparago bianco di Bassano del Grappa (D.O.P.), l’asparago bianco di Cantello e l’asparago Rosa di Mezzago. A prescindere da quello coltivato va detto però che il risultato finale è condizionato dal tipo di terreno utilizzato e dal luogo di coltivazione.
Malgrado i molti anni che impiega per produrre i primi raccolti, le sue ottime qualità diuretiche e depurative, unite alla sua indubbia bontà, ne fanno un ortaggio senz’altro da provare e capace, proprio in virtù del lungo periodo di coltivazione, di regalare un sacco di soddisfazioni. Vediamo come coltivarlo.

Ciclo produttivo
Ci sono due modi per mettere in piedi un’asparagiaia: partendo da seme o procurandosi i rizomi già formati, detti comunemente “zampe”. Il primo modo è forse, almeno dal punto di vista delle soddisfazioni, il più completo e permette di seguire tuto il ciclo della pianta ma ha come principale difetto quello di allungare ulteriormente, e di molto, i tempi di coltivazione prima di ottenere i primi raccolti. Partendo infatti da seme in semenzaio si impiegano mediamente tre anni prima di ottenere le zampe da trapiantare in pieno campo e, se si calcola che da quel punto alla prima raccolta dovranno passare almeno altri due o (più verosimilmente) tre anni, beh, si capisce come sia molto più conveniente per l’orticoltore amatoriale propendere per il secondo metodo (cioè quello di acquistare le zampe già formate) che vede di fatto dimezzare il tempo dai primi asparagi.
In ogni caso i lunghi tempi di coltura sono ampiamente ripagati dal ciclo produttivo di questa pianta che è piuttosto lungo, in genere dai 10 ai 15 anni, e che, una volta avviato, assicura raccolti per molto tempo.

Clima
L’asparago è un ortaggio che tollera bene il freddo e per questo si presta a essere coltivato praticamente in tutta Italia; l’unica cosa che mal sopporta è l’umidità. L’esposizione migliore è quella soleggiata.

Terreno
Il terreno ideale per la coltivazione dell’asparago è un terreno leggero, fresco, profondo e bello fertile ma che deve soprattutto risultare completamente permeabile, in grado cioè di non far ristagnare l’acqua. Il pH migliore è quello neutro.

Messa a dimora
Detto che la semina in semenzaio si effettua all’inizio della primavera in solchi distanti una quarantina di centimetri e a una profondità di 2-3 cm, per la messa a dimora delle zampe ci sono due correnti, ovvero chi la fa a inizio primavera e chi in tardo autunno: nel primo caso si accelera la crescita, nel secondo si risparmiano sofferenze alla pianta in caso di estate siccitosa. In entrambi i casi però occorre scavare una bella fossa profonda almeno 60-70 cm nella quale si sistema un bello strato di letame che va ricoperto con del terreno fertile sul quale poi si piazzano 3 0 4 zampe per metro quadrato che vanno poi ricoperte con uno strato di 25-30 cm di terreno.

Concimazione
Durante la fondamentale operazione di rincalzatura (che di norma si compie una volta all’anno) è necessario aggiungere di volta in volta al cumolo del nuovo letame che andrà a nutrire le piante.

Acqua
Nei primi due o tre anni può essere necessario irrigare con una certa regolarità l’asparagiaia, in seguito le normali precipitazioni dovrebbero assicurare il giusto apporto anche se è bene mantenere un minimo fresco il terreno.

Lavorazioni
Le lavorazioni principali di una asparagiaia sono essenzialmente due e consistono nella già accennata rincalzatura e nella sarchiatura. Quest’ultima operazione è di particolare importanza perché le malerbe entrano in competizione con gli asparagi togliendo loro acqua e elementi nutritivi. La rincalzatura, oltre a contenere la crescita delle zampe che tendono a uscire fuori, serve essenzialmente per proteggere i turioni e per sbiancarli, operazione che li rende più teneri e meno fibrosi; finché rimangono interrati infatti i turioni risultano di miglior qualità mentre una volta guadagnata la superficie la luce li inverdisce e li rende fibrosi. Prima della ripresa vegetativa inoltre è nevessario recidere le parti secche della pianta, ovvero le parti dell’asparago lasciate sviluppare per consentire ai rizomi di crescere e immagazzinare le sostanze nutritive necessarie per il sostentamento.

Consociazione
L’asparago cresce bene in consociazione con la lattuga e le insalate in generale, con i fagiolini e con i ravanelli.

Nelle foto sotto l’asparagiaia di Simone, a fine inverno con le parti secche prima e dopo la ripulitura, la sarchiatura e la rincalzatura poi, pronta per la ripartenza primaverile e a regalarci i suoi primi, squisiti asparagi per i quali vale senz’altro la pena sbattersi un po’.


  • Anonimo

    Si gli asparagi sono ottimi. Ma sinceramente preferisco quelli selvatici, proprio questa sera li ho mangiati fatti in frittata con le uova.

  • carolemico

    Si gli asparagi sono ottimi. Ma sinceramente preferisco quelli selvatici, proprio questa sera li ho mangiati fatti in frittata con le uova.