Ennesimo studio: mangiare carne contribuisce al riscaldamento globale

Ennesimo studio: mangiare carne contribuisce al riscaldamento globale

Non facciamoci l’abitudine, sarebbe troppo bello. Parlo dell’ottimo clima che sta interessando l’Italia in questi giorni anche se, obietterà qualcuno, siamo in piena estate e di pioggia nelle spiagge e di neve in montagna se ne farebbe molto volentieri a meno. Personalmente preferisco queste temperature al caldo infernale sperimentato non più tardi di due settimane fa ma il punto non è certo questo: siamo, a livello mondiale, un’eccezione, anomala quanto si vuole (specie per quello che è chiamato il Belpaese), ma pur sempre un’eccezione. A Mosca nei giorni scorsi infatti i termometri hanno segnato punte di 40° C e in buona parte degli Stati Uniti le cose non sono andate certo meglio visto che si sono registrate temperature superiori ai 43° C che hanno causato 22 morti e una moria di bestiame in Minnesota e in South Dakota; per tacere della devastante siccità che sta interessando la Somalia, la peggiore degli utlimi 60 anni… Rincara la dose un articolo apparso sul Fatto quotidiano riportante uno studio americano che afferma come tra 30 anni il Polo Nord rimarrà senza ghiacci durante la stagione estiva, previsione che anticipa di ben 40 anni quella che sembra un’inevitabile conseguenza del riscaldamento globale…

Già, il riscaldamento globale. Quando si tocca questo argomento, a parte la maggioranza di chi assume un atteggiamento “agnostico” (di gran lunga l’approccio peggiore), si trovano sempre due fazioni nettamente contrapposte fra chi crede che l’impatto dell’uomo sia determinante nell’aumento del global warming e chi, come i negazionisti, ritengono che le cause del riscaldamento globale siano da ricercare altrove. A smentire quest’ultima tesi arriva l’ennesimo studio che dimostra come mangiare contribuisca ad aumentare la febbre del Pianeta.

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No al nucleare: il 12 e il 13 giugno votiamo sì al referendum (e agli altri quesiti)

Al referendum vota sì!
Fatto 30, facciamo 31: dell’acqua s’è già detto, ora due parole sul nucleare. Argomento apparentemente fuori tema in un blog dedicato al Regno vegetale ma basta un attimo di riflessione per rendersi conto che, condividendo il pianeta con altre forme di vita (piante incluse), la questione è universale, interessa tutti e può e deve trovare spazio in ogni contesto, Florablog compreso. Che, essendo un blog e quindi (anche) un diario personale (non a caso il termine blog è la contrazione delle parole inglesi web e log, con il senso di “diario in rete“), ospita le opinioni personali dei suoi autori e uno di essi, il sottoscritto, ha le idee piuttosto chiare sul tema: è spudoratamente contrario al nucleare. Prima di approfondire i motivi di questa ferma posizione, vediamo l’atteggiamento che governo e maggioranza hanno tenuto nei confronti dei referendum.
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Cetriolo killer, germogli assassini, verdura omicida… e intanto che la psicosi monta l’agricoltura va ko

Fette di cetriolo
Prima scena: sabato mattina il fruttivendolo ambulante che compie il suo abituale giro nella mia zona giunge dalle mie parti e si ferma come ogni settimana per vendere frutta e verdura, molta prodotta in proprio. La gente, più o meno la solita di sempre, si avvicina e compra apparentemente come le altre volte ma appena arriva il mio turno scopro che non è proprio così. Mentre mi prepara quel che leggo dall’elenco della spesa, domando incuriosito se la vicenda delle intossicazioni da Escherichia coli in Germania ha influito sulle sue vendite: “no, ancora non ho notato niente di particolare, tranne che per quelli lì” e mi mostra una cassetta colma di cetrioli provenienti dal suo campo, cetrioli che una settimana fa andavano letteralmente a ruba e che dopo poche soste andavano esauriti; sabato erano ancora lì, del tutto invenduti e quasi sicuramente riportati tutti alla base.

Seconda scena: sempre sabato ma di pomeriggio. Nuovo fruttivendolo, questa volta però di quelli “fissi”, ovvero munito di negozio. Faccio anche a lui la stessa domanda e anche lui mi risponde che non ha notato grossi cali di vendita, “tranne per quelli lì…”
In un incredibile sforzo deduttivo, provate a indovinare cosa intendeva per “quelli lì”… Dopo il “Continua” la soluzione.

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Metalli pesanti nell’acqua? li assorbono efficacemente le bucce di banana!

Metalli pesanti nell'acqua? li assorbono efficacemente le bucce di banana!

La Natura è incredibile e nasconde risorse e soluzioni dove meno te lo aspetti. Prendete la buccia della banana: apparentemente inutile, è considerata un rifiuto e viene gettata via senza troppi complimenti o tutt’al più usata per qualche gag comica. Ebbene, un team di ricercatori ha scoperto che le bucce di banana macinate sono in grado di assorbire i metalli pesanti (e spesso inquinanti) come per esempio il piombo e il rame dalle acque inquinate.
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I cambiamenti climatici rendono i prodotti agroalimentari più pericolosi per la salute?

I cambiamenti climatici rendono i prodotti agroalimentari più pericolosi per la salute?
A quanto pare il riscaldamento globale, le inondazioni, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello degli oceani, la siccità ecc. non sono gli unici effetti causati dai cambiamenti climatici che dovrebbero farci preoccupare. Stando a quanto sostenuto da alcuni scienziati al meeting annuale della American Association for the Advancement of Science (AAAS) il clima impazzito potrebbe rendere i prodotti agroalimentari più pericolosi per la nostra salute a causa di parassiti e malattie sempre più aggressivi e dealla contaminazione di prodotti chimici e di pesticidi impiegati in maniera più massiccia per combatterli.
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Dall’agave alte rese di biocarburanti ecosostenibili

Dall'agave alte rese di biocarburanti ecosostenibili
Le terribili, terrificanti notizie che giungono dalla Libia, oltre a suscitare il massimo sdegno e una condanna senza appello, ci costringono anche a fare i conti con problemi che ci investono direttamente come la ricaduta sulla nostra economia (sono molte le aziende italiane che stringono affari con lo (ex) “scatolone di sabbia” e che in queste ore subiscono forti perdite in borsa) e, per quanto riguarda il fabbisogno energetico, la nostra dipendenza dagli idrocarburi. Anche se la chiusura del gasdotto GreenStream non sembra preoccupare più di tanto, visto che da lì ci riforniamo “solo” del 12% del gas totale (ma un importante 30% proviene dalla confinante Algeria e se l’effetto domino delle rivolte nei paesi nordafricani non si arresta…), di diversa portata appare la questione petrolio considerando che dalla Libia arriva poco meno del 24% del nostro fabbisogno di greggio. Poca cosa rispetto ai problemi che sta affrontando il popolo libico ma prima o poi qualcuno ci presenterà il conto anche se quanto quest’ultimo sarà salato nessuno può dirlo.

Anche alla luce di questi nuovi fatti cercare alternative al petrolio risulta sempre più fondamentale per il nostro futuro (anche per quello immediato) e ogni novità a riguardo è da analizzare con interesse. Di sicuro l’interesse lo suscita un articolo apparso sulla rivista Global Change Biology Bioenergy dove i ricercatori della Università dell’Illinois sostengono come dall’agave si possano ottenere biocarburanti in maniera efficace ed ecosostenibile.
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Team italiano ottiene la ricostruzione ossea dal legno di rattan

Team italiano ottiene la ricostruzione ossea dal legno di rattan
In un paese che va letteralmente a puttane ((i pochi neopuritani perdoneranno la “sottile” metafora, tutti gli altri ci sono abituati…) quel poco che riesce ancora a essere motivo di orgoglio va sottolineato a dovere, quanto meno per farci un po’ di coraggio. L’occasione, ormai rara, l’offre una ricerca scientifica condotta da qualche anno (e che sta giungendo al termine) da un team italiano che, se non fosse com’è a uno stadio avanzatissimo, apparirebbe come puramente fantascientifica. L’Istituto di Scienza e Tecnologia dei materiali Ceramici (ISTEC) di Faenza sta mettendo infatti a punto una tecnica di ricostruzione ossea che ha dell’incredibile:  sono in grado di ricreare qualsiasi osso lungo partendo dal legno della canna dell’India, più conosciuto con il nome di rattan. Prima di parlare della ricerca però vediamo in due parole di che pianta si tratta.
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Imitare la fotosintesi clorofilliana per trasformare acqua e CO2 in combustibile? si può!

Una promettente macchina imita la fotosintesi clorofilliana per trasformare CO2 in combustibile
Da queste parti, si sa, si fa un gran tifo per le piante e per le loro caratteristiche (il minimo, da un blog che si sottotitola “dedicato al Regno vegetale”) e quando ci si imbatte in notizie di questo genere è impossibile non parlarne, anche perché, una volta messo a punto, l’esperimento di una macchina che imita la fotosintesi clorofilliana per trasformare la CO2 in combustibile potrebbe rappresentare un passo decisivo per il nostro futuro e quello del Pianeta.
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Clima, 2010 annus horribilis e i prezzi di grano, cotone, zucchero, mais, ecc. vanno alle stelle

Pakistan Disaster Relief - DVIDSHUB - Flickr
Se c’è qualcuno che ancora pensa al riscaldamento globale come a una mezza bufala e crede di cavarsela tutt’al più installando l’ennesimo condizionatore, è bene che cambi idea, e in fretta. Il 2010 infatti non è solo, statistiche alla mano, l’anno più caldo da quando vengono rilevate le temperature, ma rischia di diventare anche lo spartiacque oltre il quale pagheremo le conseguenze del clima impazzito. Guardando all’impennata dei prezzi dei principali beni alimentari infatti si capisce che è giunto il momento di fare i conti con i repentini cambiamenti climatici degli ultimi anni. E detti conti potrebbero cominciare a essere salati.
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