biodiversitàQuando si dice piove sul bagnato: appena due giorni fa commentavo le (molte) brutte notizie a proposito degli effetti disastrosi che noi e il nostro stile di vita causiamo alla terra, ai suoi abitanti ed ai suoi equilibri, che la mattina stessa esce il rapporto indice globale della biodiversità del WWF (ripreso in questo articolo da Repubblica.it) che riporta numeri che definire allarmanti suona eufemistico: in 30 anni il numero di specie presenti sulla terra è calato di un terzo.

Cifre impressionanti quanto impietose quelle dello studio del WWF, se è vero che nell’arco di 37 anni (dal 1970 al 2007) delle specie che vivono sulla terraferma circa il 25% non esistono più, come il 28% delle creature del mare e il 29 di quelle d’acqua dolce, con punte del 30 per cento per quanto concerne gli uccelli marini. Il grosso della strage riguarda gli animali tropicali e la tendenza ahimé in tragico crescendo, visto che il processo di distruzione della biodiversità ha subìto una brusca accelerazione dalla metà degli anni 90 in poi e le previsioni per il prossimo decennio parlano di situazione in netto peggioramento.

Alé! siamo messi proprio bene! se ancora qualcuno pensa che sia il caso di continuare così è bene che cominci a rifletterci un po’ sopra. Per tutti gli altri è l’ora di iniziare a fare qualcosa perché le cose cambino.
Partendo anche dalle piccole cose, come rendersi conto che non esiste un’unica stagione alimentare dove è possibile comprare le fragole a Dicembre ma cominciare a cibarsi esclusivamente con alimenti di stagione, prediligendo i prodotti locali, di solito molto più gustosi e genuini, oppure cominciare a bere acqua dell’acquedotto, molto più controllata di qualsiasi acqua in bottiglia presente sul mercato e che non deve percorrere migliaia di kilometri prima di giungere sulla nostra tavola, per diventare subito dopo rifiuto, nella migliore delle ipotesi da riciclare se non da smaltire…
Dalle piccole cose, dobbiamo partire da lì.