No ai prodotti fuori stagione, impariamo a conservare la frutta e la verdura!

No ai prodotti fuori stagione, conserviamo frutta e verdura!
Una delle storture più insidiose prodotte dalla globalizzazione è senz’altro l’acquisto dei prodotti fuori stagione, la possibilità cioè di trovare  tutti i tipi di frutta e verdura disponibili e in vendita ogni giorno dell’anno. Insidiosa perché lavora dal di dentro, sulle nostre menti e sulle nostre abitudini tantoché alla fine ci sembra normale mangiare per esempio le ciliege a dicembre e le arance a luglio. Eppure non ci vuole molto a rendersi conto che questo comportamento non porta benefici a nessuno, né a chi lo pratica né tanto meno al pianeta Terra.
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OGM sì, OGM no, e se i MAS mettessero tutti d’accordo?


Il dibattito sugli OGM, si sa, non prevede molte adesioni al partito dei moderati: di solito o si è a favore o si è contro. Le posizioni poi sono in genere inconciliabili. Da un lato i favorevoli sottolineano che, grazie alla loro (presunta) resistenza a parassiti e malattie e alla loro alta produttività, gli Organismi Geneticamente Modificati possono avere un ruolo fondamentale nella lotta alla fame e alle carestie, oltre a favorire l’abbandono dell’utilizzo di pesticidi e veleni vari; dall’altro i contrari che denunciano proprio la loro inefficacia nel resistere agli attacchi, presentano studi che proverebbero la loro potenziale pericolosità per la salute degli esseri viventi e soprattutto esprimono forte preoccupazione per l’imprevedibilità delle conseguenze che potrebbero scaturire dall’interazione tra il loro codice genetico e quello degli organismi naturali. Nonostante l’opinione favorevole di buona parte della comunità scientifica e delle ultime decisioni prese in sede europea l’adozione degli OGM non convince gli Stati singoli e molti Paesi tra i quali Austria, Germania, Lussemburgo e la stessa Italia hanno adottato misure restrittive che di fatto rendono impossibile la loro coltivazione. Insomma la controversia è sempre più accesa e fino a oggi tra i due schieramenti sembra impossibile un compromesso. Fino a oggi, perché da un po’ di tempo gli scienziati di diversi Paesi, tra i quali il nostro, stanno sviluppando una tecnica detta Marker Assisted Selection (MAS) che promette di mettere tutti d’accordo.
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Il decespugliatore a propano che “taglia” del 95% anche le emissioni


Tagliare l’erba col decespugliatore mi mette sempre di pessimo umore. In buona parte, devo ammetterlo, per la poca voglia (direi vicina allo zero assoluto) di passare un’intera giornata con quell’infernale aggeggio che ti vibra in mano e per la fatica che ci vuole per domare le muraglie di infestanti sempre più padrone incontrastate della mia collinare regione. Quello che però mi adombra di più è pensare all’inquinamento che questo attrezzo produce e i conseguenti danni che causa, sia per chi li usa (io, nella fattispecie…), sia per l’ambiente. Perché, diciamoci la verità, tenere una marmitta a pochi centimetri dal proprio naso per ore e ore non è esattamente quello che si intende per “comportamento salutare” e tutti i gas di scarico, una volta transitati nei polmoni del malcapitato utilizzatore, finiscono inesorabilmente nell’atmosfera che, come capita di saggiare di persona ormai ogni giorno, non se la passa un granché bene. Se moltiplichiamo il tutto per le centinaia di migliaia di professionisti e hobbisti che utilizzano regolarmente un decespugliatore si capisce come l’utilizzo di questi attrezzi per la cura degli spazi verdi abbia un impatto ambientale non trascurabile. Per questo motivo l’esistenza di un decespugliatore a propano non può che essere un’ottima notizia.

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L’agricoltura verticale salverà il pianeta?

L\'agricoltura verticale salverà il pianeta?
L’agricoltura ha cambiato le sorti dell’umanità: in soli 10.000 anni (un’enormità per noi, un battito di ciglia per il pianeta) siamo passati dal ruolo di raccoglitori e cacciatori  a quello che siamo diventati oggi e uno dei motivi fondamentali, se non il principale, è stato appunto la capacità sempre più perfezionata di coltivare il cibo necessario al nostro sostentamento, capace di alimentare il nostro successo evolutivo. Talmente di successo che nel corso del tempo abbiamo rimodellato l’ambiente che ci circonda in funzione dell’agricoltura, favorendo le colture e riducendo molti ecosistemi naturali in aree sempre più piccole o eliminandoli del tutto, fino ad arrivare agli oltre 800 milioni di ettari coltivati attualmente che corrispondono al 38% delle terre emerse. Nonostante queste imponenti cifre le terre coltivate non bastano, specialmente in prospettiva, visto che le stime sull’aumento demografico ci dicono che diventeremo 9 miliardi nel 2050. Ai ritmi attuali di coltivazione (che già non riescono a sfamare molti dei 6 miliardi di individui di oggi) per soddisfare il fabbisogno alimentare dei 9 miliardi di esseri umani del futuro servirebbe un’area coltivabile aggiuntiva uguale alle dimensioni del Brasile. E visto che il 38% delle terre emerse coltivate corrisponde all’85% di quelle che è possibile coltivare si capisce che quella alimentare diventa la priorità assoluta.
Una possibile soluzione al problema potrebbe venire da Dickson Despommier e dal suo team di studenti della Columbia University che da alcuni anni sta sviluppando un’idea dalle potenzialità promettenti: l’agricoltura verticale.
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Chi compra una pianta finta inquina anche per te, digli di non farlo

Chi compra una pianta finta inquina anche per te, digli di non farlo
Ieri, durante un vero e proprio diluvio, vado in un ufficio per lavoro e al suo ingresso trovo una novità: di corsa per l’acqua a catinelle noto, al lato della porta, un bel vaso alto un metro e mezzo al cui interno una composizione di Echinocactus grusonii, (notoriamente conosciuto come “cuscino della suocera“) fa bella mostra di se. Appena entrato, incuriosito dalla nuova presenza, chiedo subito lumi facendo notare che una pianta del genere, fuori dall’edificio e a pochi giorni dall’inverno, ha poche possibilità di sopravvivere. Dapprima non facendo caso ai mezzi sorrisi scaturiti dalle mie osservazioni, mi sento rispondere, con malcelato scherno, frasi del tipo “ma quella è una pianta speciale”, “vedrai se sopravvive…” vive per sempre!” e via dicendo. Noncurante delle avvisaglie insisto con i miei consigli, parlando delle caratteristiche di questa bellissima pianta e di come tentare di coltivarla (non sono un espertone dell’argomento ma conosco chi la coltiva con discreto successo). A questo punto, tra le risate generali, mi si avvicina uno e mi fa: “caro il mio Florablog la pianta all’ingresso non può morire perché è una pianta finta!”
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224 alberi, le oasi di fiori e i benefici dei giardini per la salute

I benefici del verde sulla salute
Micro rassegna stampa all’insegna dell’ottimismo quella di oggi. Superselezionata e breve è vero, perché non mancherebbero come sempre tonnellate di notizie poco incoraggianti, ma ogni tanto parlare delle piccole cose positive può servire a restituire un po’ di ottimismo e magari ad aiutare nella ricerca di soluzioni ecosostenibili.
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Se il governo se ne frega dell’ambiente andate a Terra Madre

erra Madre 2008
Riporto alcune notizie di questi giorni:
• nel suo nuovo rapporto il WWF denuncia che i cambiamenti climatici sono più veloci anche delle peggiori ipotesi previste dagli scienziati e che il taglio delle emissioni di CO2 proposto (20% entro il 2020) è insufficiente, serve almeno del 30%;
secondo un gruppo di
biologi dell’Università della California a Santa Barbara siamo dentro alla sesta estinzione di massa e per arginare la perdita del 50 per cento delle specie è stato condotto uno studio internazionale sugli ecosistemi delle praterie allo scopo di determinare a quali piante concedere la priorità di conservazione;
una normativa dell’Ue mette al bando una serie di pesticidi dannosi per la salute e per l’ambiente nonostante il provvedimento metta a dura prova la produzione di tulipani olandesi che dei pesticidi fa un massiccio uso;
uno studio di Sun Microsystem sancisce che il telelavoro fa risparmiare di media 5400 kilowattora all’anno (e 1700 dollari di carburante…) con indubbi vantaggi per il pianeta e auspica che sempre più aziende (la Sun vanta il 56% di “telelavoratori”) adottino questa politica.
Potrei andare avanti ancora con altre notizie del genere, che riportano dati, studi, normative e abitudini che vanno tutte nella stessa direzione: la salvaguardia del Pianeta. In uno scenario del genere, dove finalmente la sensibilità generale inizia ad abbracciare certe tematiche, la posizione tenuta dal governo italiano alla riunione dei capi di stato europei in corso a Bruxelles appare come minimo clamorosamente stonata.
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