Timo comune, antisettico ed espettorante

Timo comune, antisettico ed espettorante
Il genere timo (Thymus) comprende circa 300 specie che appartengono alla famiglia delle Lamiaceae. Il timo comune (Thymus vulgaris L.) è quello che adesso prendiamo in considerazione. Piccola erbacea perenne, molto ramosa, diffusa soprattutto in Europa meridionale, con la fioritura tra maggio e ottobre, non supera i 30 cm. ed emana un odore abbastanza gradevole. Il fusto è tortuoso e abbondantemente ramificato, le foglie sono piccole di color grigio-verdi, i fiori, piccoli e tubolari, di color bianco-rosato, ermafroditi, compaiono all’inizio della primavera. Le proprietà medicinali del timo utilizzate in erboristeria, soprattutto per le proprietà antisettiche, sono conosciute fin dall’antichità. Plinio il Vecchio lo raccomandava come un antidoto contro le morsicature e contro il mal di testa. Le parti utilizzate in fitoterapia sono le sommità fiorite e le foglie fresche o essiccate. I costituenti principali sono i flavonoidi, responsabili dell’azione antispastica sulla muscolatura liscia, resina, acidi fenolici, tannini e olio essenziale, presente fra l’altro anche nella Farmacopea Ufficiale italiana, ricco in fenoli (timolo e carvacrolo), ma anche in alcoli e monoterpeni. Read More

Cavolo, non solo bello ma anche buono. Qualche ricetta

Cavolo, non solo bello ma anche buono. Qualche ricetta

Ok, le varietà di cavolo saranno pure belle (e chi scrive è straconvinto che lo siano davvero) ma sono soprattutto molto buone da mangiare. Ecco allora una semplice raccolta di ricette che hanno come protagonisti cavolfiore, broccoletti, cavolo cappuccio, cavolo verza, cavolo romano e, “toscanità nel mondo”, cavolo nero, non prima però di aver ringraziato Vanna, Teresa e Fernanda per il fondamentale contributo.
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Piante che purificano l’ambiente domestico: Dracaena deremensis

Piante che purificano l’ambiente domestico: Dracaena deremensis
Come volevasi dimostrare il secondo blocco del traffico a Milano non ha sortito effetto alcuno, anzi: le centraline hanno registrato valori di pm10 tre volte superiori al consentito, sforamento che dall’inzio dell’anno si è verificato già in 34 giorni; calcolando che dal primo gennaio 2011 sono passati 39 giorni (solo 5 giorni con valori “normali”) ci si rende conto come quello dell’inquinamento nel capoluogo lombardo (e in pratica in tutta la regione) sia un problema estremamente grave. In una situazione del genere parlare di una pianta come la Dracena deremensis che ha la qualità di purificare l’aria delle nostre case può sembrare utile come svuotare il mare con un bicchiere. Sbagliato, perché può invece rappresentare un aiuto per la nostra salute da non sottovalutare, almeno per non sommare danno al danno e creare un ambiente più sano dove soggiornare. Non lo dice l’ultimo blog che passa sulla Rete ma bensì un’agenzia governativa tra le più famose al mondo, la N.A.S.A.
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Farnia, astringente e antinfiammatoria

Farnia, astringente e antinfiammatoria
Appartenente alla famiglia delle Fagaceae, il genere Quercus include circa 600 specie. Tra le molte specie presenti in Italia la farnia (Quercus robur), la quercia più diffusa in Europa, è un albero rustico e si adatta bene sia al clima secco che a quello umido e tollera inverni freddi. Ama i terreni ben drenati (anche se si adatta bene a molte situazioni, possibilmente esposti al sole. In Italia è presente soprattutto nel nord, nei parchi e nei grandi giardini; albero dal bel portamento, con chioma allargata e tondeggiante, la sua altezza oscilla tra i 25 e i 40 metri, anche se si conoscono esemplari che hanno raggiunto eccezionalmente i 50 metri. Le foglie sono verdi scure e lucide sulla parte superiore, più chiare in quella inferiore e cadono durante il periodo invernale, mentre i frutti chiamati ghiande, sono acheni avvolti nella parte superiore da una cupola emisferica ruvida e legnosa.
La parte utilizzata in erboristeria è la corteccia dei rami giovani raccolti in Primavera o in Autunno. I principali costituenti sono i polifenoli (procianidine, cathechine e tannini). Read More

Una galleria fotografica del cavolo

Cavolo romano
Perdonate il gioco di parole del titolo, degno sì e no di una prima elementare, ma non ho restito. Del resto di quello si tratta, letteralmente e fuor di metafora: una galleria forografica dedicata ad alcune varietà di cavolo viste molto da vicino, nella convinzione che queste piante nascondano un interessante valore estetico, degno senz’altro di un attimo di attenzione in più, per scoprire come degli ortaggi che di solito passano inosservati possano svelare una straordinaria bellezza. Non è bella per esempio la perfetta disposizione geometrica di un cavolo romano? non è affascinante il “soffice” sviluppo di un cavolfiore o il letto di infiorescenze del broccolo? non è intrigante il groviglio di foglie di un cavolo cappuccio in sezione? e che dire del gioco dei volumi vuoto/pieno delle foglie bollose di verza e cavolo nero?
Ok, se pensate che ognuno ha le stranezze che si merita nessun problema, non vi ho convinti e amici come prima, ma se siete incuriositi dalle molteplici incarnazioni della Brassica oleracea provate a dare un’occhiata alle foto successive e vi renderete conto che parlare di “bellezza del cavolo” (aridaje…) in questo caso è tutto fuorché un’offesa.
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Cosa coltivare nell’orto, L come lattuga

Cosa coltivare nell'orto, L come lattuga

Febbraio è giunto e piano piano ricomincia ad intensificarsi l’attività nell’orto. Certo, i ritmi sono in linea con quelli delle stagioni e i lavori del periodo non possono essere intensissimi ma sono per lo più mirati alla preparazione e alla semina per i mesi successivi. Proprio in questo mese è possibile cominciare a seminare (nella prima parte in coltura protetta e a fine mese direttamente a dimora) la lattuga che, come la cipolla, è un altro ortaggio che non può assolutamente mancare in qualunque orto.

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7 ottimi motivi per non capitozzare gli alberi


Provate a cercare su un motore di ricerca la parola “capitozzare”: dai risultati della ricerca, e all’unanimità, questa pratica di potatura viene indicata come del tutto errata ma nonostante questo risulta ancora oggi molto comune e anzi sembra addirittura in aumento, praticata anche da sedicenti professionisti dell’arboricoltura. Eppure non c’è niente di più dannoso e pericoloso di trattare gli alberi con questa “tecnica”. Già ma cosa si intende per capitozzare?
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